Tempora mutantur

Pubblicato in Riflessi d'Arte

RIFLESSI D'ARTE 2016 è Tempora mutantur, nos et mutamur in illis (“Il tempo cambia, e noi cambiamo con esso”), il concerto.

Sabato, 9 aprile, ore 20.45, Santuario Madonna delle Galline, Pagani.

Programma:

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

  • Concerto in la minore per violino, archi e basso continuo BWV 1041
    Allegro, Andante, Allegro Assai

Antonio Vivaldi (1678-1741)

  • Concerto n. 1 in mi maggiore “La Primavera” per violino, archi e basso continuo  RV 269
    Allegro, Largo, Danza Pastorale
  • Concerto n. 2 in sol minore “L’Estate” per violino, archi e basso continuo RV 315
    Allegro non molto, Adagio, Presto
  • Concerto n. 3 in fa maggiore “L’Autunno” per violino, archi e basso continuo RV 293
    Allegro, Adagio molto, Allegro
  • Concerto n. 4 in fa minore “L’Inverno” per violino, archi e basso continuo RV 297
    Allegro non molto, Largo, Allegro

Wolfgang Amadeus Mozart(1756-1791)

  • Divertimento in fa maggiore per archiK138
    Allegro, Andante, Presto

Interpreti:

Orchestra Filarmonica Campana

Federica Severini, violino concertante

Giulio Marazia, direttore

 

L'Orchestra Filarmonica Campana eseguirà “Le Quattro Stagioni” del compositore veneziano Antonio Vivaldi come momento centrale del programma musicale proposto.

Introduce la serata il concerto per violino in la minore di Johann Sebastian Bach che appartiene al fecondo periodo di Köthen e fu scritto quindi per la piccola orchestra del principe Leopoldo. Il violino funge, ovviamente, non come strumento solista in senso moderno, ma come violino concertante, cioè rivaleggiante in bravura con gli altri. Armonicamente, il primo tempo (Allegro) percorre l'orbita della tonalità fondamentale con saporose, brevi escursioni nelle tonalità vicine; e il quadrato impianto ritmico si aggrazia di punteggiare in controtempo rimbalzate tra violini e viole. L'Andante, in do maggiore è di una semplicità quasi schematica, cui basta la cellula ritmica iniziale del basso a creare, se vogliamo, uno sfondo di passi quasi misteriosi al primo piano ornamentale e virtuosistico del solista. Nell'Allegro finale l'idea affidata al «tutti» introduttivo lascia posto, come di consueto, al tema del primo violino, accompagnato dal resto dell'orchestra. Avviene poi la reciproca confluenza delle due idee tematiche che qui sortisce in una progressione ascendente e, prima della ripresa finale, a una sequenza tipica del violiniamo bachiano, cioè a un vorticoso roteare degli archi attorno a una corda vuota, qui il mi.

La serata non poteva, per la sua natura e, soprattutto per la volontà espressa dallo stesso Vivaldi, occuparsi solo di Musica. Questa Musica è Musica descrittiva. I primi quattro concerti dell’op. 8 “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” sono usciti dalle tipografie Michel-Charles Le Cène di Amsterdam ben 290 anni fa, nel 1725, e raccontano, con la Musica, le quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno. Vivaldi, per questa Musica descrittiva, preparò quattro sonetti, quattro poesie che descrivono i momenti salienti di ciascuna delle quattro parti dell’anno.La qualità poetica non è particolarmente alta e tutto lascia pensare che siano stati scritti da Vivaldi stesso o da un suo collaboratore al fine di agevolare la "comunicazione" del linguaggio musicale all'ascoltatore. Si trattò evidentemente di un’intuizione geniale, che a posteriori potremmo giudicare come una riuscitissima operazione di "marketing" musicale.Il ciclo si apre in maniera gioiosa e luminosa con La Primavera: il tema iniziale (Allegro con il motto "Giunt'è la Primavera"), che funge da ritornello, ha la verve della spensierata danza di corte interrotta di volta in volta dal canto degli uccelli o dai nuvoloni all'orizzonte resi dagli squarci solistici del violino.Il movimento lento (Largo con il motto "Il capraro che dorme"), dal carattere misterioso e malinconico, riecheggia, con gli archi di sottofondo, il dolce fruscio delle piante; ma con la "Danza pastorale" finale l'atmosfera torna ad essere ritmica ed effervescente, come si conviene alla più promettente delle stagioni.Di tutti i Concerti del ciclo, l'Estate è quello che più si presta ad essere considerato nel suo complesso, senza distinzione nei vari movimenti: da una parte la tonalità unificante (sol minore) e dall'altra la progressione degli stadi emozionali (dalla "Languidezza per il caldo" al "Timore dei lampi e dei tuoni" fino al "Tempo impetuoso d'estate"), conducono l'ascoltatore ad un climax di sensazioni assolutamente coinvolgenti ed esaltanti, rese dalla scrittura musicale con effetti quasi "visibili".Nell'Autunno è l'uomo a tornare protagonista nel godersi i frutti del suo lavoro: il raccolto, il vino, la selvaggina. E quindi può divertirsi (Allegro iniziale con il "Ballo e canto dei villanelli"), può lasciarsi andare agli eccessi ("L'ubriaco"), può sprofondare in un meritato e "sudato" riposo (Adagio molto - "Dormienti ubriachi"), e può anche dimostrare la propria gagliardia (Allegro - "La caccia"). La sensazione dell'arrivo dell'Inverno è dato da un incipit privo di melodia, caratterizzato da aspre dissonanze: un'articolazione secca che si scioglie nervosamente nelle sembianze della furia del vento e del gelo delle membra (Allegro non molto - "Agghiacciato tremar orrido vento - Correr e batter i piedi"). Ma ecco il calore di un riparo (Largo - "La gioia del focolare - Fuori piove"): una serena melodia di "benvenuto" ci conforta mentre le gocce di pioggia (descritte con i pizzicati dei violini) rimbalzano lontane. Fuori la musica "scivola" sul ghiaccio (Allegro finale) ed è in balia dei venti ma nonostante il freddo continua con i suoi ritmi, i suoi giochi e la sua capacità di stupire.

Il Concerto si chiude con il Divertimento per archi in fa maggiore K138 di Wolfgang Amadeus Mozart che, come del resto le Cassazioni, le Serenate, le cosiddette musiche notturne e gli altri Divertimenti stessi, sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono un’identica struttura formale, in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori di talento. Per questa ragione i Divertimenti per archi di Mozart sono musiche di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai giochi armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Si avverte, è vero, la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di luminosa civiltà, ma si è ancora distanti dal grande Mozart caratterizzato da una inesauribile capacità creativa e da una profonda e personale forza espressiva. Il dato rilevante di questi Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione del gruppo strumentale, in ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei tormenti spirituali e quei risvolti tragici che pur esistono nell'arte mozartiana.

Giulio Marazia

 

Sonetto La primavera

Giunt'è la Primavera e festosetti
la salutan gl'augei con lieto canto,
e i fonti allo spirar de' Zeffiretti
con dolce mormorio scorrono intanto:

vengon coprendo l'aer di nero manto e lampi,
e tuoni ad annuntiarla eletti
indi tacendo questi, gl'augelletti
tornan di nuovo al loro canoro incanto:

e quindi sul fiorito ameno prato
al caro mormorio di fronde e piante
dorme 'I caprar col fido can a lato.

Di pastoral zampogna al suon festante
danzan ninfe e pastor nel tetto amato
di primavera all'apparir brillante.

Sonetto L'estate

Sotto dura stagion dal sole accesa
langue l'huom, langue 'l gregge, ed arde il pino;
scioglie il cucco la voce, e tosto intesa
canta la tortorella e 'l gardelino.

Zeffiro dolce spira, ma contesa
muove Bora improviso al suo vicino;
e piange il pastorel, perché sospesa
teme fiera borasca, e 'l suo destino:

toglie alle membra lasse il suo riposo
il timore de' lampi, e tuoni fieri
e de mosche, e mosconi il stuol furioso!

Ah che purtroppo i suoi timor son veri
tuona e fulmina il ciel e grandinoso
tronca il capo alle spiche e a' grani alteri.

Sonetto L'autunno

Celebra il vilanel con balli e canti
del felice raccolto il bel piacere
e del liquor di Bacco accesi tanti
finiscono col sonno il lor godere.

Fa ch'ogn'uno tralasci e balli e canti
l'aria che temperata dà piacere,
è la stagion ch'invita tanti e tanti
d'un dolcissimo sonno al bel godere.

I cacciator alla nov'alba a caccia
con corni, schioppi, e cani escon fuore,
fugga la belva, e seguono la traccia;

già sbigottita, e lassa al gran rumore
de' schioppi e cani, ferita minaccia
languida di fuggir, ma oppressa muore.

Sonetto L'inverno

Agghiacciato tremar tra nevi algenti
al severo spirar d'orrido vento
correr battendo i piedi ogni momento;
e per soverchio gel battere i denti;

passar al foco i di' quieti e contenti
mentre la pioggia fuor bagna ben cento
caminar sopra 'l ghiaccio, e a passo lento
per timor di cader girsene intenti:

gir forte, sdruzzolar, cader a terra
di nuovo ir sopra 'l giaccio e correr forte
sin ch'il giaccio si rompe, e si disserra;

sentir uscir dalle ferrate porte
Sirocco, Bora e tutti i venti in guerra
quest'è 'l verno, ma tal, che gioja apporte.

 

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